Affermare che l’informazione sia un mezzo essenziale per fare delle scelte più ragionate è un concetto unanimemente condivisibile.
Il bisogno di informazione viene oggi notevolmente soddisfatto dal proliferare di un’offerta sempre più ampia, che si manifesta in varie forme e attraverso vari canali.
In questa occasione, desidero trattare un aspetto preciso dell’informazione che gravita all’interno delle istituzioni accademiche.
Le biblioteche rimangono uno dei fulcri principali del mondo del sapere ma spesso la facilità di accesso a motori di ricerca di largo consumo e il marketing accattivante impigriscono gli utenti verso l’uso di strumenti che permettono una ricerca ma soprattutto una scoperta di informazione più centrata e pertinente.
Mi trovo spesso a scambiare opinioni con chi lavora in biblioteca e so quanto impegno si dedichi alla sensibilizzazione dei giovani all’utilizzo di strumenti disegnati appositamente per la ricerca scientifica.
Questi strumenti hanno avuto una notevole evoluzione negli ultimi venti anni. Le persone della mia generazione hanno visto nascere Internet, i motori di ricerca, i primi telefonini. L’era dei CD-Rom utilizzati come supporto per banche dati di ricerca sembra ormai qualcosa che appartiene all’era mesozoica.
Oggi, le banche dati online rappresentano uno degli strumenti più utilizzati nelle biblioteche accademiche. La facilità della ricerca, la possibilità di combinare più termini, l’immediatezza dei risultati le rendono appetibili per chi deve preparare una tesi o lavorare ad un progetto di ricerca.
Le banche dati esistono sia in versione full text – che permettono di ottenere immediatamente il testo integrare dell’articolo se la rivista dove è pubblicato viene completamente indicizzata - oppure in versione bibliografica (AI – “Abstracts and Index” in inglese) - dove sono disponibili solo le informazioni citazionali, ovvero titolo dell’articolo, fonte, data di pubblicazione, lista degli autori, parole chiave e abstract.
A prescindere dalla differenza “a testo completo o bibliografica”, l’indicizzazione dei dati nelle banche dati è un processo estremamente importante e vedremo perché più avanti.
Uno dei primi indici bibliografici disponibile per i ricercatori è stato quello del settore medico: l’Index Medicus nato nel 1879 in forma cartacea e pubblicato in tale formato fino al 2004. Considerato come la “bibbia” della ricerca, dopo gli anni ‘90 divenne parte integrante del MEDLINE e delle sue evoluzioni: carta, CD-ROM e infine online.
Come abbiamo detto, una delle sfide principali è navigare attraverso questa grande quantità di informazione e riuscire ad identificare quella più pertinente e affidabile.
Quali strumenti abbiamo per aiutare i ricercatori in questa sfida?
Sicuramente i servizi di Discovery, che ormai sono una componente importante all’interno della biblioteca, forniscono un mezzo per ampliare la ricerca su più fonti.
Un indice centrale con metadati ricchi, esaustivo, accessibile da una singola piattaforma e che ottimizza i tempi della ricerca è sicuramente un ottimo punto di partenza.
Le banche dati bibliografiche sono, di contro, il mezzo ideale per ampliare ed approfondire la ricerca, spaziando su tutto lo scibile legato una determinata area disciplinare.
Un tratto distintivo di queste risorse sono i vocabolari controllati, soggettari e tesauri, fatti di termini specifici che vengono utilizzati per l’indicizzazione degli articoli e che aiutano la puntualità e precisione del risultato della ricerca.
I soggettari vengono elaborati da esperti della materia, bibliografi, esperti di catalogazione, bibliotecari, indicizzatori e professionisti dell’informazione che assegnano dei descrittori al documento per renderlo più facilmente rintracciabile durante la ricerca.
EBSCO offre sulla propria piattaforma moltissime banche dati disciplinari (bibliografiche e non) con soggettari e descrittori specifici per la materia trattata. Basti pensare a CINAHL per le scienze infermieristiche, a Historical Abstracts per la storia, Art & Architecture Source per l’arte, Dentistry and Oral Science Source per le scienze odontoiatriche, Environment Complete per le scienze ambientali, Business Source per gli studi di economia e business e così via.
Riallacciandoci all’importanza dell’indicizzazione dei dati, ribadiamo che la qualità di questi ultimi è fondamentale per ottenere risultati di ricerca puntuali, completi e pertinenti. A tal fine, oltre ad indicizzare i metadati forniti dagli editori, EBSCO si avvale di professionisti che curano ed arricchiscono tali dati per migliorarne il reperimento e la fruibilità.
L’applicazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, permette oggi di supportare ulteriormente gli utenti che, abituati ad utilizzare il linguaggio naturale nei soliti motori di ricerca, applicano gli stessi criteri anche quando operano su banche dati scientifiche.
Se, in principio, questo poteva essere visto come un limite per familiarizzare con queste risorse, oggi le cose stanno cambiando.
EBSCO ha recentemente integrato la “Concept Map” nel proprio servizio di Discovery, che permette di fornire risultati rilevanti partendo dall’utilizzo del linguaggio naturale nonché di visualizzare come e perché i risultati siano connessi tra loro.
Sfortunatamente, negli ultimi anni le banche dati bibliografiche disciplinari hanno trovato sempre meno spazio all’interno delle biblioteche, non per poca rilevanza o mancato riconoscimento del loro valore ma quasi esclusivamente per motivi legati al budget. I contratti con i grandi editori lasciano poco spazio a queste risorse che invece dovrebbero costituire la base per coloro che vogliono lavorare alla ricerca disciplinare in maniera seria ed efficace.
Per concludere, benché il fine ultimo possa essere il reperimento di materiale a testo completo, il punto di partenza dei ricercatori rimane sempre quello di poter effettuare una ricerca il più possibile approfondita ed ampia nel settore di studi di appartenenza.
Questa esigenza può essere soddisfatta unicamente da queste risorse bibliografiche, che devono essere viste come il punto di riferimento di specifici ambiti disciplinari.
Di conseguenza la loro presenza in biblioteca deve essere considerata un valore aggiunto per chi eroga il servizio e per chi ne usufruisce.
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